Vittore Carpaccio
1502 – Tempera su tela, 141 x 107
Venezia, Scuola di San Giorgio degli Schiavoni
Il Carpaccio desidera sfogarsi, con questo dipinto, per la pessima vacanza trascorsa in montagna nell’estate 1502. In particolare ha voluto rappresentare un momento ben preciso, e cioè la presa di coscienza da parte sua e dei suoi tre amici, del disastroso periodo che si sarebbe presentato. Alle ventitrè del secondo giorno sono già di ritorno al campeggio. Mente due di loro dormono, un altro si appresta a leggere un libro per passare il tempo. Carpaccio, su una roccia più alta, prega per poter tornare a casa al più presto.
Dopo di che, gli amici seriamente adirati perché avrebbero preferito ritrovassi a Riccione (vedi opera precedentemente illustrata), lo fecero a fettine sottilissime. Da cui il nome del piatto di carne cruda, denominato appunto carpaccio