Paolo Veronese
1552/1553 – Olio su tela, 198 x 151
Caen, Musée des Beaux-Arts
Nel ’500 le strade non erano molto più sicure di adesso, bande di malfattori scorrazzavano per la città brandendo armi affilate o semplici bastoni, con cui minacciare gli indifesi passanti. In una geniale iperbole Veronese immagina che a fare le spese di cotanta violenza sia addirittura colui che incarna il concetto stesso di bontà, Babbo Natale. In quest’opera di forte denuncia sociale un irsuto bandito e una donna di malaffare aggrediscono il vecchio ciccione. Mentre una gli sottrae il sacco dei regali l’altro lo percuote con una zampa della renna, evidentemente già caduta vittima della crudeltà dei due soggetti. Incapace di difendersi Babbo Natale non può fare altro che alzare una mano invocando pietà, mentre con l’altra cerca di proteggere la letterina di un bimbo. È molto interessante notare come la lettera sia in basso, all’estremità opposta dell’oggetto che rappresenta la violenza, ad indicare che alla fine la malvagità del mondo si ripercuote proprio sui bambini.
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